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Presentazione
Note al testo Stanza 1: Il
saluto dell’Angelo a Maria
Mandato dal cielo ad annunziare
una maternità divina, l’Angelo saluta la Vergine: Gioisci (testo greco), piena di grazia,
il Signore è con te (Lc 1, 28).
Le 12 acclamazioni mariane commentano questo saluto, evidenziando i seguenti
concetti:
1. Gioisci,
piena di grazia: con tali parole l’Angelo
contrappone la gioia di Maria al dolore di Eva (cf Gen 3, 16), la redenzione
alla caduta. La Vergine è la nuova Eva (nn. 1-4).
2. Il Signore è con te: l’interpretazione
di alcuni Padri antichi, che l’Inno segue, vede in queste parole
la conferma che il Verbo di Dio è già presente in Maria:
la quale perciò, diventata trono del Re e talamo delle sue nozze
con la natura umana, è avvolta nel mistero, di cui è portatrice:
mistero incomprensibile ad ogni creatura, umana ed angelica (nn. 5-10);
mistero che rinnova il creato, incarnando il Creatore (nn. 11-12).
Stanza 2: Maria
pondera l’annuncio
L’interna riflessione di Maria,
cui l’Inno dà voce, verte non tanto sull’insolito saluto
dell’Angelo (cf Lc 1, 28-29), quanto sull’inaudito annuncio
che reca (cf Lc 1, 30-33): diventar madre, restando vergine: cosa che
la natura ignora.
Stanza 3: La
Vergine chiede «come» sarà Madre
Disse Maria all’Angelo: Come
avverrà questo? perché non conosco uomo (Lc
1, 34). Dinanzi al mistero di una verginale maternità, Maria chiede
il «come». Ora, secondo i Padri, il mistero si crede, non
si indaga. Eppure a Maria è concesso di penetrare nell’impenetrabile
mistero del Verbo incarnato e di esserne guida agli altri. Ecco i temi
delle acclamazioni:
La verginale maternità introduce
alla comprensione del mistero del Verbo incarnato (n. 1), di cui diventa
prova inconfutabile (n. 2); anzi, è il primo miracolo di Cristo
(n. 3) e compendio dei suoi dogmi (n. 4): perchè egli è
Dio-Uomo: come Dio, nasce da Vergine, conservandola Vergine; come uomo
ha una Madre: la Vergine-Madre.
Maria, Madre divina, congiunge cielo
e terra (nn. 5-6), con stupore degli Angeli e furore dei demoni (nn. 7-8).
Ma come la Vergine abbia potuto
generare Dio, è cosa che trascende ogni ricerca e conoscenza umana:
è oggetto di fede (nn. 9-12).
Stanza 4: Lo
Spirito rende Madre la Vergine
Il grembo verginale, fecondato dalla
Potenza dell’Altissimo, diventa messe perenne di spirituale pienezza
per chi accoglie il Dono di Dio.
Stanza 5: L’incontro
con Elisabetta
Siamo in casa di Zaccaria, il sacerdote.
Elisabetta, rispondendo al saluto della Vergine, esclama: ...
e benedetto il frutto del tuo grembo! (Lc 1,
42). Sul duplice tema del «frutto» e del «sacerdozio»
si snodano le acclamazioni, con immagini agresti e sacerdotali:
La Madre di fronte al Figlio è
come il virgulto o il tralcio di fronte al suo «Germoglio»,
come il ramo che porta e possiede il suo «Frutto» (nn. 1-2).
Maria, anzi, produce e coltiva lo stesso Piantatore e Cultore del genere
umano! (nn. 3-4).
Ma per gli uomini la verginale Maternità
diventa canale di misericordia e di grazie. Maria è come un campo
ubertoso e una lauta mensa imbandita per tutti (nn. 5-6). Gesù
è il pascolo delizioso che Ella offre alle anime e il loro rifugio
(nn. 7-8).
Più che l’incenso offerto
da Zaccaria nel tempio (cf Lc 1, 8-10), Maria è incenso e propiziazione
del mondo (nn. 9-10): per Lei Dio si chinò verso gli uomini, per
Lei gli uomini si accostano fiduciosi a Dio (nn. 11-12).
Stanza 6: La
rivelazione a Giuseppe
L’interrogativo tormentoso
di Giuseppe (cf Mt 1, 18-24), secondo un’antica interpretazione
patristica, che l’Inno traduce, ha due dimensioni: il dubbio umano
di un adulterio; e la constatazione, umanamente inspiegabile, di due realtà
evidenti in Maria: maternità e verginità. La rivelazione
ricevuta nel sonno lo fa esultare di gioia.
Stanza 7: L’adorazione
dei pastori
Il Vangelo (Lc 2, 8-20) racconta
l’annuncio dell’Angelo ai pastori, i canti degli Angeli, l’adorazione
dei pastori, che diventano poi i primi testimoni della buona novella.
Su questo sfondo biblico-pastorale
s’intrecciano le acclamazioni:
La Vergine, Madre di Cristo –
Agnello e Pastore – (n. 1), è paragonata ad un ovile chiuso,
dove i fedeli trovano difesa contro gli assalti dei demoni e adito al
paradiso (nn. 2-4): è l’immagine dell’edificio ove
si radunano oranti i fedeli. Per Lei Angeli e uomini tripudiano insieme
(nn. 5-6), come nel canto del Trisagio o del Santo nella celebrazione liturgica.
Ma più che i pastori di Betlemme,
veri propagatori e testimoni della Buona Novella sono gli Apostoli e i
Martiri: dei primi Maria è l’eloquenza, dei secondi il coraggio
(nn. 7-8), perché essi testimoniano il Cristo nato da Lei, custodendo
integro il dono della fede, di cui Maria è fondamento e prova (nn.
9-10).
Vestendo il Verbo della nostra carne,
Maria spoglia di prede l’inferno, ci veste di gloria (nn. 11-12).
Stanza 8: L’arrivo
dei Magi
I Magi, nella Chiesa antica, sono
proposti ad esempio di fede: sono immagine dei catecumeni che vengono
al battesimo. In questa stanza l’Inno li presenta al termine del
loro lungo cammino, guidati dalla stella incontro al Signore (cf Mt 2,
1-9).
Stanza 9: L’adorazione
dei Magi
Il Vangelo (Mt 2, 9-11) narra come
i Magi, incamminatisi verso Betlemme, rividero con grande gioia la stella,
che li diresse alla casa dov’era il Signore: ed
entrati, videro il bambino con Maria, sua Madre, e prostratisi lo adorarono. Questo
evento è tipo e figura di ciò che Maria continua ad essere
per la Chiesa che si dilata nella storia tra tutti i popoli. Le 12 acclamazioni
fondono il passato e il presente, in Maria:
Cristo è l’astro che
non tramonta, Maria ne è la Madre (n. 1), lo splendore che preannuncia
la piena rivelazione del vero Dio e vi conduce (nn. 2-4).
La Vergine, come ha presentato Cristo
Signore ai Magi, spodestando il diavolo che con l’idolatria teneva
asserviti i popoli gentili (nn. 5-6), e li ha liberati dai crudeli riti
pagani e dall’adorazione del fuoco diffusa tra i Babilonesi (nn.
7 e 9), così ora – attraverso le rinunce battesimali –
libera i credenti dalle opere del male e dal fuoco delle passioni (nn.
8 e 10).
Maria è la vera stella che
guida alla conoscenza di Dio tutte le genti, riempiendole di gioia ineffabile
(nn. 11-12).
Stanza 10: Il
ritorno dei Magi
Congiungendo Vangelo (cf Mt 2, 12)
e tradizioni (cf Num 24, 17; Is 60, 6; ecc.), l’Inno presenta i
Magi, mentre tornano in patria, come i primi intrepidi testimoni e araldi
di Cristo tra i pagani.
Stanza 11: La
fuga in Egitto
Il Vangelo (Mt 2, 13-15) narra la
fuga in Egitto. L’Inno contempla questo evento come la realizzazione
di due prefigurazioni bibliche: l’ingresso del Signore in Egitto,
con la caduta degli idoli profetizzata da Isaia (Is 19, 1), e specialmente
l’esodo del popolo di Israele dall’Egitto verso la terra promessa
(cf Es 2, 17; 14, 19-28; ecc.), che diventano tipo e figura – secondo
la tradizione più antica – della Chiesa pellegrinante verso
la Patria e del cammino spirituale dell’uomo incontro a Cristo.
Sono i temi che, intrecciando storia e mistero, reggono le acclamazioni:
Maria, portatrice al mondo del vero
Dio, smaschera l’idolatria, dominio di satana, e ne libera gli uomini
(nn. 1-4).
Perché Madre di Dio, inscritta
nel mistero del Verbo, Maria per la Chiesa in cammino è come il
Mar Rosso che inghiotte il nemico infernale (n. 5), la roccia che accompagna
il Popolo santo e lo disseta con l’Acqua viva (n. 6), la colonna
di fuoco che lo guida, la nube che lo ristora d’ombra (nn. 7-8),
la dispensiera della vera Manna (nn. 9-10); anzi, è addirittura
il termine del pellegrinare umano, la terra promessa che effonde latte
e miele: cioè Cristo, a cui tende la Chiesa (nn. 11-12).
Stanza 12: L’incontro
con Simeone
L’incontro con l’ispirato
vecchio Simeone (cf Lc 2, 25-35) chiude il ciclo del Natale e il racconto
evangelico, che l’Inno fin qui ha seguito. La stanza risalta lo
stupore del vecchio nell’adorare Dio fatto bambino.
Stanza 13: Maria,
Vergine divinamente feconda
Il concepimento di Cristo da Vergine
è il primo tema teologico che l’Inno presenta: è infatti
storicamente il primo dogma di fede, che in modo diretto coinvolge la
persona di Maria. Due sono i temi-base proposti: la sua verginità,
che precede ed ottiene l’Incarnazione; la divina fecondità,
che la consacra.
La verginità infatti, secondo
il pensiero dei Padri che l’Inno compendia, è un bene paradisiaco,
angelico ed escatologico, che dopo il suo primo ingresso nell’Eden,
riappare nel mondo con Maria.
Il sottofondo della stanza contrappone
continuamente il paradiso terrestre all’Annunciazione, la caduta
dei progenitori narrata dalla Genesi (cf Gen 3, 6-11) alla reintegrazione
del genere umano operata da Dio per mezzo di Maria, la nuova Vergine,
la nuova Eva. Ecco i nessi delle acclamazioni:
Maria, primizia della verginità
(fiore e corona: nn. 1-2), manifesta in sé la vita angelica ed
escatologica (nn. 3-4).
Perché Vergine feconda di
Dio, è come l’albero del paradiso che nutre e ripara i fedeli,
nella Chiesa (nn. 5-6); il suo frutto supera ogni brama (n. 12).
In due modi la verginità
di Maria ci salva: perché, ancor prima di essergli Madre, la sua
vita verginale fu come ambasciata presso Dio, che lo piegò a misericordia
dei caduti (nn. 9-10); e perché, diventata Vergine-Madre, portò
agli erranti la Guida, ai condannati il Giudice (nn. 7-8), coprendo d’una
veste di grazia la nostra nudità (n. 11).
Stanza 14: Cristo
incarnato è via al salire dell’uomo
La discesa del Verbo getta il ponte
all’ascesa spirituale dell’uomo. Egli è l’unica
via che conduce a Dio.
Stanza 15: Maria
è la Madre di Dio
Il secondo tema mariano che l’Inno
sviluppa è la divina Maternità di Maria: tema grandioso
che accentrò le introspezioni e le dispute soprattutto del V secolo
ed è intimamente connesso con il mistero del Verbo incarnato e
della umana Redenzione.
Le dodici acclamazioni ci offrono
solo una spigolatura di elementi presupponendone molti altri. Ecco, ci
sembra, il filo dottrinale:
Maternità divina:
la divina Maternità rapportata a Dio è un grande mistero:
nessuno infatti potrà capire come una piccola creatura abbia potuto
contenere, senza circoscriverlo, il Dio infinito (n. 1); mistero anzi
che diventa ponte di transito alla cognizione dell’ancor
più grande mistero del Verbo incarnato (n. 2).
Rapportata agli uomini, la Maternità
divina, anche se combattuta (n. 3) da alcuni eretici (quali Nestorio e
i suoi seguaci del V secolo), diventa sicuro vanto di tutti i credenti
(n. 4), anzi glorificazione della stessa natura umana, in quanto pone
Maria al di sopra degli Angeli, costituendola
trono stupendo di Dio (nn. 5-6).
Maternità verginale:
grande e singolare privilegio, che congiunge in Maria le due più
belle ma opposte prerogative della donna: la verginità e la maternità
(nn. 7-8).
Maternità salvifica:
era necessario che Dio prendesse carne da Maria per poterci salvare, abolendo
il peccato ed aprendo il cielo (nn. 9-10). In tal modo la Maternità
di Maria diventa per noi l’unico mezzo che ci introduce al possesso
del regno di Cristo e dei beni eterni (nn. 11-12).
Stanza 16: L’lncarnazione
è l’incanto degli Angeli
Anche gli Angeli, scrive S. Pietro,
bramano fissare lo sguardo sui beni che Cristo ci ha portato (cf 1Pt 1,
12); tanto più dunque sul mistero stesso della sua Incarnazione,
per cui l’Inaccessibile si fece a tutti accessibile nella natura
umana assunta.
Stanza 17: Il
parto verginale
A partire soprattutto dalla seconda
metà del IV secolo si acuirono in oriente e in occidente le polemiche
sul parto verginale di Maria. I fedeli lo sentirono e lo difesero come
un grande prodigio – e quindi mistero imperscrutabile di Dio –
e tacciarono di temeraria presunzione quanti si permettevano di indagarne
indiscretamente la possibilità e la natura. Questo atteggiamento
dei credenti e dei non credenti offre all’autore lo spunto per le
acclamazioni:
Maria, perno di così grandi
miracoli di Dio (particolarmente il parto verginale), è come il
deposito della divina sapienza, la dispensa della divina provvidenza (nn.
1-2).
Maria, dunque, diventa Essa stessa
un mistero che mente umana – pur affaticandosi – non potrà
mai penetrare, che lingua non potrà mai esprimere (nn. 3-7).
Ma per quanti credono con la stessa
semplicità dei pescatori di Galilea, la Madre che verginalmente
ha generato il Dio Salvatore diventa – immagini marinare –:
esca che attira, àrgano che solleva, faro che illumina, barca che
trasporta, porto che accoglie a salvezza (nn. 8-12).
Stanza 18: Il
Verbo s’incarna per salvarci
L’Incarnazione ha uno scopo:
salvarci, assumendo la natura da salvare. È ciò che da sempre
la Chiesa professa: propter nos homines et
propter nostram salutem descendit de coelis et incarnatus est de Maria
Virgine (Simbolo di fede).
Stanza 19: La
Semprevergine modello di vergini
La stanza sviluppa, intrecciandoli,
due temi ugualmente cari all’antica tradizione cristiana: la Vergine,
modello e causa di ogni rigenerazione spirituale (tema introdotto già
nel secolo II); la Vergine, modello eminente e corifea dello stato di
verginità consacrata (tema sviluppato nei secoli III-IV).
Il Verbo, infatti, nascendo fra
gli uomini, non nasce da uomo o da volere di carne, ma da Dio e da una
Vergine; e diventa il Seminatore di una ininterrotta generazione di vergini...
Sul suo modello ognuno è rigenerato; alla sua sequela si pone lo
stato verginale.
Ecco il nesso delle idee:
Maria, gloria e sostegno della verginità
(n. 1), è l’unica porta che ci immette alla salvezza (n.
2), l’iniziatrice e la causa della spirituale rigenerazione (nn.
3-4-5). Questa rigenerazione trova la sua espressione più bella
nello stato verginale che segue Cristo, autore della verginità
(nn. 6-7-8).
In rapporto a Cristo, Maria è
il talamo in cui il Verbo ha celebrato verginalmente i suoi divini sponsali
con l’umanità (nn. 9-10). In rapporto alle vergini, spose
del Verbo, è Colei che le nutre e le accompagna, sulla terra e
in cielo, allo Sposo (nn. 11-12).
Stanza 20: Il
Verbo ci colma di doni
Tali e tanti sono i doni che il
Verbo venendo ci porta, che non bastano gli inni di tutte le creature
a lodarlo degnamente.
Stanza 21: Maria
Madre dei fedeli
Diventando Madre del Verbo, Maria
diviene Madre della Luce che illumina ogni uomo. Questa «illuminazione»
però si attua nei riti battesimali (Battesimo, Cresima, Eucaristia),
che nella Liturgia greca vengono conferiti insieme e sono detti appunto
«illuminazione»: infatti i Padri amavano scorgere la figura
del Battesimo nel cieco nato il quale, lavandosi nella piscina di Siloe
(simbolo di Cristo e del fonte battesimale) può finalmente vedere
la luce (Gv 9: si legga tutto il capitolo).
Giustamente dunque l’autore
applica a Maria le immagini della luce e del Battesimo.
Maria è veicolo della luce
divina che illumina gli uomini, scacciando il Maligno (nn. 1-4).
Maria è Madre della Luce,
e perciò sorgente dei riti vivificanti (nn. 5-6).
È la vera piscina di Siloe
(si ricordi che nel rito bizantino si chiama «piscina» anche
il fonte battesimale), che lava le brutture del peccato (nn. 7-8).
Poiché Cristo ci lava, ci
unge, ci nutre, Maria, la Madre, è il mistico fonte in cui il battezzando
viene immerso (n. 9) o la coppa che gli versa sul capo l’acqua che
rinnovando dà gioia (n. 10); è l’essenza odorosa di
cui è composto l’unguento crismale (= Cristo) con cui il
neofito è unto (n. 11); ed è la vita del banchetto eucaristico
(n. 12), perché è suo quel Corpo e quel Sangue
che il Verbo a noi offre in cibo e bevanda.
Stanza 22: Il
Verbo cancella l’antica condanna
I riti battesimali sono misteri
pasquali. L’Incarnazione del Verbo da Maria ha lo scopo di redimere
l’umanità condannata: con la sua morte, Cristo annulla per
sempre il documento scritto del nostro debito con Dio (cf Col 2, 13-14),
ristabilendo la pace.
Stanza 23: Maria
è presenza operante nella Chiesa
Chiudendo i temi mariani, l’Inno
celebra Maria Theotokos come presenza continuamente
operante, a livello soprannaturale ed anche visibile, nel cuore della
Chiesa e della società cristiana; e le appropria le più
sacre figure dell’Antico Testamento: il tabernacolo, l’arca,
il tempio (cf Es 25-26; 1Cron 21-22; 2Cron 3-5; ecc.). Infatti:
Maria è il tabernacolo di
Dio, il vero Santo dei Santi, ove il Verbo ha posto dimora (nn. 1-2).
In grazia della sua verginità
e dell’adombrazione divina, Maria è la vera arca costruita
con legni immarcescibili e indorata dallo Spirito Santo (cf Es 25, 10-11,
come viene letto dai Padri) (n. 3).
Il tempio aveva il suo tesoro; Maria
è l’inesauribile tesoro da cui ognuno attinge la vita (n.
4); è il diadema dei re, è il vanto dei sacerdoti (nn. 5-6).
Non il tempio di Gerusalemme, anche
se costruito come una fortezza sul Monte Moria, ma la Vergine è
il baluardo della Chiesa e dell’Impero cristiano (nn. 7-8); Colei
che – come una volta l’Arca – conduce alla vittoria
e sconfigge i nemici (nn. 9-10).
Dell’autore e di ognuno di
noi, infine, la Madre di Dio è medicina corporale e salvezza spirituale
(nn. 11-12).
Stanza 24: Supplica
alla Madre di Dio
La divina Maternità –
secondo antichissime formule liturgiche e le omelie del V secolo, alle
quali l’Inno si ispira – ha costituito Maria potenza supplice
presso il Figlio in nostro favore. L’Akathistos dunque si chiude,
implorando il suo misericordioso intervento per salvare i fedeli da ogni
pericolo, e dall’eterno castigo.
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